Venerdì sera a un concerto, Massimo Priviero ha cantato due sue canzoni che parlano degli alpini italiani mandati a combattere al fronte russo durante la seconda guerra mondiale.
La sua commozione, vera, mi ha fatto ricordare quello che mia nonna mi raccontava della Maria, che aveva avuto il figlio disperso in Russia. Che per tutta la vita non ha mai chiuso la porta di casa quando andava via, perchè "se Carlo ritorna, deve trovare la porta aperta". Ogni volta che mi ricordo di questa cosa, inevitabilmente mi commuovo e penso a cosa poteva provare la Maria tutte le volte che rientrava in casa.
Questa è "Nikolajevka", la canzone che ho riascoltato venerdì. L'altra è quella che dà il titolo al post.
Per tutti i soldati del mondo, ovunque siano.se ti riscalda il sole, se guardi le tue rose,
se pensi ancora a me
Il tempo qui non cambia mai, e il vento brucia gli occhi
la neve è così bianca, fa così freddo qui a Nikolajevka.
Il capitano dice che arriva chi ci salverà
ci dice “state in guardia...che il nemico è dappertutto,
il nemico, lui non dorme mai”
e fumo quelle che trovo e sogno un po' di vino
e poi parlo da solo e guardo il cielo chiaro
che non tramonta mai, non tramonta mai
e poi vorrei volare via e poi vorrei volare via
volare fino al fiume, volare fino al Piave
che prima o dopo arriverà dove nascono le rose
dove vedrò mia madre e poi...
prendere quel treno che porta a casa tua
e chiederti perdono di questa vacca guerra
che non è colpa mia ....non è colpa mia.....
(Massimo Priviero)